L’Islanda di Toxic

Tomislav Boxic, lo chiamano Toxic, è un serial killer cinico e spietato. Cura le statistiche riguardanti la sua attività criminale con zelo e rigore. “Chi e’ la vittima numero 24? E la 57?”. Pesca nel suo database mentale per visualizzarne caratteristiche personali, vizi, virtù, momento e modalità della morte.

Ama le donne, Toxic, ed ha una relazione con la burrosa Peruviana Munita; classifica il sex appeal femminile secondo la formula: “Se fossi bloccato in montagna con un plotone, comincerei a pensare a lei dal giorno numero…”.

Pur commettendo crimini a volte orribili, il tocco leggero di Toxic ce lo rende simpatico, umano, quasi fraterno, e per sua stessa amara ammissione: “Quando uno ha ucciso più di 100 persone non ha più il diritto di lamentarsi per un pavimento sporco o per una stanza in disordine”.

Romanzo avvincente che si lascia divorare in poche ore, con una venatura comica spiccata, soprattutto nella prima parte del libro. L’evoluzione di Toxic da Killer spietato con loft da urlo a Manhattan a fervente religioso in Islanda (poco per scelta, un po’ per caso e molto per necessità) è la parabola di un libro notevole, capace di riappassionarci ancora alla buona letteratura noir contemporanea.

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