(Dalla quarta di copertina)
E’ scomparsa una frontiera in America Latina, la frontiera che portava nei territori della felicità. Una volta era facile varcarla: benché non comparisse su alcuna cartina chiunque sapeva come trovarla. Poi sono giunti tempi terribili, pieni di paura, e la strada si è fatta un labirinto senza uscita. Ma c’è un giovane che non è ancora stanco di cercare quella frontiera scomparsa, e con essa le proprie radici, che affondavano lontano, oltreoceano, nel bianco villaggio andaluso da cui il nonno anarchico è fuggito agli inizi del secolo per difendere il suo amore per la libertà. Il giovane ha uno zaino in spalla, tanta voglia di andare e tutto il tempo del mondo a disposizione. Ha pagato cari i suoi sogni, ha conosciuto il carcere e la tortura (ricordati in un capitolo di straordinaria vivezza) e ora mangia il pane amaro dell’esilio, ma non poteva tradire la promessa fatta da bambino al nonno, in Cile, di visitare il paese di utopia.
E così viaggia per l’America Latina a bordo di sgangherate corriere e di trenini svogliati, passando dal Rio de la Plata agli altopiani della Bolivia, dalle ventose pianure el Chaco al caldo soffocante della selva equatoriale, in un picaresco viaggio che si concluderà soltanto tra le colline coperte di ulivi dell’Andalusia. Lo aspettano grandi avventure: sfuggirà a uno squadrone militare sul confine boliviano e a un matrimonio forzato in Ecuador, sarà al tempo stesso professore universitario e acompagnatore ufficiale di puttane…
Chi ha amato i libri di Sepulveda non potrà sottrarsi al fascino delle tante storie che si intrecciano in questo appassionante viaggio di ritorno alle origini, in questo avventuroso, drammatico, ma anche sorridente e spesso divertito racconto di formazione.