Adagio – Stefano Sollima sulle tracce di Michael Mann

Le prove di bravura del regista Stefano Sollima non stupiscono più: dall’esordio sorprendente di ACAB alla Roma piovosa e tetra raccontata in Suburra, passando per l’hollywoodiano e ben riuscito Soldado fino ad arrivare ad Adagio, dove a Venezia il film è stato presentato nel 2023 ricevendo 10 minuti di applausi. Tutto il percorso dietro la cinepresa del regista romano è stato finora di spessore.

Piace, e molto, di Sollima lo stile riconoscibile dei suoi film, una narrazione lenta ma mai estenuante, capace di esasperare esteticamente il messaggio dietro le sue immagini. La fotografia di Adagio, consolidata la collaborazione con Paolo Carnera, e le inquadrature dall’alto a riprendere il flusso notturno del traffico automobilistico richiamano Heat e Collateral del grande regista Michael Mann. Paiono evidenti alcune citazioni dei capolavori di Mann, e i fan del regista americano rimarranno entusiasti del film. Non tanto per la sceneggiatura, comunque apprezzabile, quanto proprio per la pellicola che Sollima incide con le sue riprese, oltre che per un cast in cui brillano l’ormai conclamata bravura di Adriano Giannini, maresciallo dei carabinieri corrotto, e il trasformismo inquietante di Pierfrancesco Favino nei panni del malavitoso malato terminale. Meno convincente e sopra le righe la parte del folle recitata dall’onnipresente Toni Servillo.

Un film plumbeo che trasmette allo spettatore la sensazione di caldo opprimente dell’estate romana, tra gli appartamenti delle case popolari senza aria condizionata e i festini a base di cocaina e travestiti nei palazzi dei potenti. Su Netflix.

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