Bret Easton Ellis – Bianco

Il ritorno di Bret Easton Ellis alla letteratura a circa 10 anni di distanza da Imperial Bedrooms. Non si tratta di un romanzo quanto di una raccolta sistematica di appunti dell’autore che parte dalla sua formazione e passa per gli stadi fondamentali della sua vita di scrittore ed intellettuale.

Ellis adora il cinema e ha sviluppato molte collaborazioni con l’industria come sceneggiatore e ci parla dei film che più lo hanno influenzato, e turbato, durante l’infanzia e l’adolescenza nella Los Angeles degli anni 70. Critiche non prettamente cinematografiche quanto estetiche, sui linguaggi usati dai registi e sull’impatto avuto sugli occhi degli spettatori.

Il politicamente corretto dilagante che non permette di esprimere un’opinione senza il rischio di essere massacrati dal conformismo di falangi che hanno ragione a prescindere, da eserciti civili (è proprio il caso di dirlo) che stanno per definizione nella metà campo giusta, è una delle derive dell’America anti-Trump.

Ellis, che ripetutamente si dichiara gay e liberal, ammette di non aver votato per Trump ma riporta perplesso il comportamento di stampa, intellettuali ed amici che in maniera manichea ne vedono la rappresentazione del Male e la causa della decadenza degli USA. Rappresentazioni bizzarre del presidente, ritratti al limite della caricatura, contro Trump tutto è ammesso, anche minacciarlo di morte o volerlo colpire in maniera violenta.

Probabilmente la contrapposizione bipolare è accentuata da quella che Ellis chiama corporate culture, dove la discussione sui social è polarizzata e sintetica per definizione. Conta mettere mi piace, ottenere like e condivisioni, non provare a sviluppare un discorso logico o semplicemente provocatorio. I social network come recinti vuoti, dove i cervelli sono già fuggiti.

Particolarmente godibile e sicuramente apprezzata dai suoi fan è la parte in cui l’autore racconta la sua vita a Manhattan negli anni 80, quando nasce il suo libro più venduto American Psycho. Ellis parla della genesi del romanzo, delle sfumature del personaggio Patrick Bateman e di dove lo si potrebbe incontrare oggi.

Intenso il ricordo di Ellis sull’11 Settembre che all’epoca viveva a Manhattan.

Un libro che parte guardando indietro e che si serve del passato per descrivere il presente e provare ad orientare il lettore nel mondo del post-impero.

Eduard Limonov – Diario di un fallito

L’esperienza di Eduard Limonov a New York, da cui invia questo diario come se fosse una raccolta di cartoline per l’umanità. Una scrittura creativa, a tratti surreale, che si esprime nella traduzione italiana come poesia in prosa. Brevi testi per descrivere il candore della neve e il nero del catrame della città o la ricchezza di alcuni contro la povertà di Limonov stesso.

Povero sì ma non di talento. Limonov è sempre egocentrato, descrive la sua misera vita nella “Grande Mela” attraverso immagini di scarafaggi e ratti, scene di sesso e pulsioni sessuali inconfessabili. Dissacrante per natura, a tratti sociopatico, le sue svagate riflessioni passano dall’angolo buio della sua stanza fino all’umanità come sistema governabile attraverso sedicenti rivoluzioni armate. L’eroismo delle armi ed il machismo tenero della guerra dei sessi sono temi che Limonov porta avanti per gran parte della sua esperienza americana ed anche per il resto della sua vita. In anni in cui il politicamente corretto non era ancora un dogma da rispettare, Limonov forza la mano del dissacrante e dell’intellettuale di rottura. Dalle sue pagine traspare una grande insicurezza, un sentirsi inadeguato in un contesto che rende invisibile, un bipolarismo di sentimenti: l’autocommiserazione di sovietico emigrato per scelta e l’esaltazione di avere un cervello pensante che lo porterà ad interrogarsi ogni secondo sulla sua vita e sulle sue azioni. Un uomo libero!