Roberto D’Aversa esonerato e l’ipocrisia dei valori dello sport

Il finale di Lecce-Hellas Verona con il faccia a faccia tra l’allenatore del Lecce Roberto D’Aversa e l’attaccante Thomas Henry ha suscitato grande interesse mediatico tra gli sportivi ed è culminata con l’esonero dello stesso allenatore. L’US Lecce si libera del suo tecnico in un momento decisivo della stagione, rischiando di confondere la squadra e di rendere l’ambiente ancora più teso ed instabile.

Il circo mediatico si è levato contro l’allenatore abruzzese: giornalisti, opinionisti, ex arbitri, nasando l’umore generale si sono prontamente lanciati sul cadavere (sportivo) del tecnico, spiegando il come ed il perchè il suo momento di impeto sia censurabile, suggerendo più o meno direttamente che non fosse più adatto al ruolo di guida tecnica del club salentino. E a nulla sono valse le pur comprensibili parole di scusa dell’allenatore, che ha spiegato come fosse andato lì per difendere i propri calciatori dalle provocazione, un atteggiamento che poteva ricordare quelli proposti negli ultimi anni da Josè Mourinho.

Nelle prime ore dopo l’episodio la società leccese aveva preso le distanze dal suo stesso allenatore, rilasciando una nota che di fatto lasciava presagire il successivo esonero. Nella nota troneggiava maestosa l’espressione di condanna del gesto “contrario ai principi ed ai valori dello sport”. Viene da chiedersi quale siano questi valori e principi a cui la società giallorossa fa riferimento, in un contesto calcistico nazionale ed internazionale pieno di contraddizioni, disvalori, mancanza di rispetto del pubblico e genuflessione al denaro.

Il club salentino sotto la presidenza di Saverio Sticchi Damiani ha intrapreso un percorso virtuoso di gestione del patrimonio, dell’aspetto sportivo ed anche dell’immagine: oggi il Lecce è considerato un club solido economicamente, tecnicamente valido e con un’immagine positiva, rispettata e che si rispecchia nella faccia pulita di Sticchi Damiani e nel nome di Lecce citato da tv a livello nazionale.

A livello societario gestire un campionato di calcio di serie A non è solo allestire una rosa o organizzare una conferenza stampa; i delicati equilibri fanno riferimento anche alle aspettative e all’immagine degli sponsor, che evidentemente e forse giustamente non hanno avuto piacere nel veder riproposto centinaia di volte l’allenatore leccese vicino al viso del centravanti veronese.

Il comunicato ufficiale di esonero del club giallorosso si distingue per freddezza e mancanza di empatia con la sua (ex) guida tecnica, con la reiterazione del concetto che la decisione è maturata a seguito dei “fatti avvenuti al termine della gara Lecce – Verona”.

Resta la sensazione che l’esonero sia figlio di una scelta soprattutto di immagine (e di immagini televisive), ineccepibile considerando che il calcio oggi purtroppo è molto più vicino al Grande Fratello che all’odore di fango ed erbetta: il contatto non è violento e non premeditato, è stato un cambio di postura di D’Aversa probabilmente a seguito di uno scambio di paroline non gentili con Henry. Totalmente fuori luogo e tendenzioso appare il paragone con i pugni in faccia che Delio Rossi diede a Ljajic del 2012; un modo per mettere alla gogna il comunque sempre corretto tecnico.

Vedremo se la scelta del club salentino avrà un seguito sportivo positivo per una serie A che nel tacco d’Italia viene giustamente considerata preziosa come un panda.

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