Sulla vittoria dell’Italia a Euro2020

Riflessioni a (semi)freddo sulla vittoria dell’Italia a Euro2020, un Europeo anomalo nella forma itinerante e giocato con un anno di ritardo per motivi che tutti conosciamo e che sarebbe ridondante ricordare.

Nella mente e nel cuore le calde emozioni della serata di Wembley che riporta gli Azzurri in cima all’Europa calcistica e sportiva. Una notte che si preannunciava epica, oltre la retorica, e che epica è stata. Iniziata con i bianchi compatti e subito in vantaggio, la serata perfetta per loro per tornare ad alzare una coppa dopo decenni di delusioni e sconfitte spesso onorevoli. Il cross di Trippier e la botta in controbalzo di Shaw portavano in vantaggio la nazionale dei Tre Leoni, anche i reali esultavano come i sudditi di Sua Maestà. Chili di muscoli e centimetri inglesi, fisici statuari e grinta anglosassone, freddezza nel gestire le emozioni e tifo compatto.

Con il loro stile pulito e un gioco di squadra armonico pur nella durezza gli inglesi nel primo tempo sono sembrati invincibili, inscalfibile la difesa guidata da Maguire e inarrestabili le giocate da regista arretrato di Kane. Gli Azzurri hanno chiuso la prima parte come contro la Spagna, chiedendosi come riannodare le trame di una partita che più sfilacciata non sarebbe potuta presentarsi. E proprio come contro le Furie Rosse nel secondo tempo il cuore dell’Italia ha cominciato a pulsare, prima a ritmi moderati e poi sempre più allegri. Tecnica e tattica, cuore e atletismo degli Azzurri hanno ripreso la partita, innanzitutto con un gol apparentemente casuale, in realtà cercato e meritato. Da quel momento gli inglesi si sono sgonfiati, progressivamente perdendo certezze psicofisiche e pur lottando fino alla fine hanno iniziato a fare la figura degli sparring partner contro un’Italia sì stanchissima e incerottata ma mai così dentro il match. I nostri avevamo più voglia e più consapevolezza di vincere.

I supplementari come sempre appesi ad filo, basta un refolo di vento per spezzare l’equilibrio, prima della chiusura ai rigori. Chiamarla lotteria è inutile luogo comune, conta certamente la fortuna ma la tecnica e la psiche hanno un peso enorme. Il portiere Donnarumma, già riconosciuto dalla stampa mondiale come numero 1 del pianeta, si è calato nella sfida finale con la calma dei forti, sicuro dei suoi mezzi e apparentemente tranquillo come se stesse giocando a carte. Gli faceva da contraltare un Pickford che giocava sui nervi, e comunque capace di un prodigio su Jorginho. L’iniziale non esultanza di Donnarumma dopo il tiro di Saka dimostra che il numero 1 avrebbe potuto continuare a parare altri 11 rigori, con la certezza che segnarli sarebbe stata l’eccezione e non la regola.

Il pianto di Mancini e l’immancabile abbraccio con Vialli, ormai una consuetudine narrata in maniera stanca e retorica dalla stampa e dai social network, hanno rappresentato bene lo stato d’animo di una tifoseria esausta di combattere e vincere battaglie. Mancini come allenatore di club, soprattutto all’Inter, non era mai stato capace di creare tanta empatia con i suoi tifosi, e forse neanche con la sua squadra. Veniva percepito come un allenatore divisivo, egocentrico come tutti gli allenatori e stizzito nei rapporti con la stampa. Un nobile del calcio, un po’ snob dall’alto della sua classe immensa da giocatore, eppure mai davvero protagonista con la maglia della Nazionale. Lui e molti altri tifosi hanno chiuso il cerchio con la delusione enorme di Italia90 dove Mancini non giocò neanche un minuto di quel Mondiale; il richiamo alle Notti Magiche è stato un amuleto nonostante la scaramanzia nel ricordare quell’esperienza magnifica delle nostre vite ma drammatica sul campo del San Paolo di Napoli contro l’Argentina di Maradona.

La vittoria del 2006 ha ripagato una generazione di tifosi dalle amarezze di Italia90, Usa94, Francia98, Euro2000, squadre eccellenti e piene di campioni ma fermate a pochi passi dalla gloria dai rigori o da un golden goal. Ma si trattava di un gruppo di qualità superiore, con campioni affermati al culmine della carriera.

La vittoria di ieri, 11 Luglio 2021, invece viene dopo l’anno zero del calcio Italiano, quel 2018 in cui ci siamo riposati nel vedere gli altri correre ed esultare. Il 3-0 subito a Madrid dalla Spagna a fine estate 2017 nelle qualificazioni tolse tutte le certezze ad un gruppo discreto, guidato da colui che da allora viene visto come un allenatore pessimo, Giampiero Ventura. Le disgrazie sportive iniziarono quel giorno e la traversata nel deserto di Mancini è servita a ricostruire un gruppo soprattutto da un punto di vista psicologico, a ridare la certezza di poter competere a chi cominciava a non sentirsi capace a sommi livelli. Già detto del portiere e con una coppia di centrali a livelli da Pallone d’oro, le tipiche armi sportive azzurre, Mancini non ha avuto timore nel costruire una squadra tecnica e con l’approccio di dover provare a dominare le partite. La Coppa è tornata a casa nostra e i tifosi sono ancora tutti nelle piazze e lungo le strade a festeggiare un sogno realizzato di inizio estate.

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