Ruben Gallego – Bianco su nero

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Comprato nel 2004 e letto quest’estate. Perchè? Non lo so. A voi è mai capitato?

La storia di Ruben Gallego, nato a Mosca dalla figlia di Ignacio Gallego, segretario del Partito Comunista di Spagna in esilio e da uno studente venezuelano, e la sua onorata carriera negli orfanotrofi e negli ospizi dell’Unione Sovietica. Un libro che conquista per ironia e tragedia. Una penna, meglio dire un cervello, veloce e soffice fanno da contraltare ad un fisico offeso da un parto difficile e ad una lentezza dei movimenti laboriosa e poco precisa.

Dall’infanzia all’età adulta, il libro sembra dividersi in due parti. Nella prima il Gallego bambino, ironico e disincantato parla della sua malattia e dei suoi compagni di orfanotrofio; nella seconda traspare una maggiore amarezza per la propria condizione, per la disabilità e per la cattiveria e l’idiozia degli esseri umani.

Gallego ci parla senza commiserarsi, senza cercare pietà pelose, ed anzi sembra ribaltare il punto di vista criticando alcuni comportamenti dei cosiddetti “normali”.

Nonostante situazioni grottesche da bambino e disavventure tragiche da adulto, Gallego con questo libro afferma che lui c’è, è un uomo e come tale ha diritto a vivere e a raccontare la vita.

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