Emmanuel Carrère – Yoga

Carrère si conferma penna sublime (o la penna sublime è quella delle traduttrici Lorenza Di Lella e Francesca Scala?), nel descrivere situazioni ed emozioni. Il tratto è disincantato e i toni schietti e sempre delicati ma il libro è a tratti deprimente nei contenuti e nel vissuto. Intimo, ma depressivo. Profondo, forse troppo, in alcuni capitoli i contenuti sono il contrario di quello che ci si potrebbe aspettare leggendo il titolo.

Il punto di partenza è la descrizione della lunga esperienza di Carrère nella meditazione, e del ritiro spirituale che compie in una località isolata della Francia in compagnia di sconosciuti adepti; gli attentati a Charlie Hebdo e il ritorno a Parigi; la depressione ed una cura psichiatrica dolorosa e invasiva. Infine Carrère narra la sua esperienza come insegnante in una scuola per migranti su un’isola greca.

L’autore, considerato un candidato forte al prossimo premio Nobel per la Letteratura, si svela al lettore come mai aveva fatto in precedenza. Lui stesso è l’oggetto del racconto, la complessità di un uomo che vive i suoi successi ed i suoi tormenti in maniera profonda e dolorosa.