Ram Pace – Educazione indiana

Se siete in cerca di un romanzo di formazione, avete trovato il libro che fa per voi. L’opera di Ramchandra (Ram) Pace va anche oltre tale definizione, essendo un lavoro che in controluce analizza anche il difficoltoso rapporto con i genitori, facendosi domande che appaiono più che legittime per il vissuto di un figlio che ha subito due abbandoni: il primo da parte della mamma in età prescolare, il secondo da parte del padre, ripetuto a più riprese nel corso dell’adolescenza. Il libro è reso ancor più prezioso per chi vuole approcciarsi delicatamente alla complessa (per gli occidentali) cultura induista e alla stoica povertà materiale di milioni di persone che popolano il continente (struggenti alcuni passaggi nel mezzo delle discariche di Delhi, con sorridenti bambini che rovistano tra le montagne di rifiuti e dignitosi indiani nullatenenti che offrono caramelle in dono ai Baba).

Ram nasce da due genitori dalla forte personalità, alla perenne ricerca di loro stessi e dello scopo della loro esistenza; genitori troppo concentrati sulla ricerca per dedicare le giuste attenzioni che meriterebbe un bambino. Il romanzo inizia a Londra, dove il protagonista vive con la mamma la sua infanzia all’interno di una comunità popolata da persone con malattie mentali: i primi ricordi di Ram descrivono “folli e schizofrenici”. Tornato a Roma con l’affidamento al padre, Ram parte per un viaggio in India e vive esperienze incredibili per un bambino occidentale; leggerezza e incoscienza lo portano a dare un senso ed un significato a quei lunghi mesi nei villaggi dell’India orientale.

Non c’è solo rancore o risentimento nei confronti dei genitori, persone capaci di dare al figlio una cultura non convenzionale ed un’educazione fuori dagli schemi occidentali (“Educazione indiana”, appunto), tuttavia la bussola metaforica lasciata dai genitori (in particolare dal padre) non è sempre sufficiente a Ram per orientarsi nelle difficoltà quotidiane della vita di chi resta a Roma: una casa che è una comune popolata da freak ma anche da persone interessanti, senza riscaldamento, con infestazioni periodiche di topi, impianti elettrici e fognari fatiscenti. Senza contare l’aspetto emotivo ed esistenziale di un adolescente che si misura con la ruvida ma comunque generosa periferia romana: un vissuto che lo accomuna a tanti ragazzi che a cavallo degli anni 90 e 2000 sono cresciuti tra centri sociali, cannabis, cineforum e musicassette.

Ram trova la sua strada, la sua realizzazione professionale e personale, portandosi sempre dietro un sentimento ambivalente nei confronti dell’istrionico padre (ormai Baba Pace) e dell’assente madre: visti i risultati conseguiti, viene da chiedersi se alla fine i genitori non abbiano svolto un lavoro prezioso e tangibile per il tormentato Ram.

Prima della pubblicazione del libro, Ram Pace (filmmaker professionista) ha realizzato un documentario autobiografico tra l’Italia e l’India, Samsara diary (qui il link https://www.youtube.com/watch?v=rHBkaUjW7OA ).