Thorkild Hansen – Arabia Felix

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Recensione di letteraturadiviaggio

Può un libro ambientato 250 anni fa emozionarci e farci vedere con gli occhi dei protagonisti luoghi che rimangono remoti anche nel 2020?

Arabia Felix ricostruisce con un stile epistolare l’epica, è il caso di dirlo, spedizione scientifica danese che portò conque uomini con un servitore a compiere un viaggio di ricerca scientifica da Copenhagen allo Yemen passando per Marsiglia, Costantinopoli, El Cairo, e poi Bombay, Bassora, Baghdad, Aleppo fino al ritorno di un solo membro della spedizione in Danimarca. Le avventure di un agrimensore, un botanico, un medico, un filologo ed un illustratore in giro per tre continenti alla ricerca di informazioni scientifiche. Un’avventura ai confini del mondo fino ad allora esplorato a dorso di mulo ed in coda a carovane di mercanti, su navi robuste e battelli fatiscenti, in case di pietra o all’addiaccio, a cena con ricchi Iman o a digiuno.   

Romanzo storico, documentato dalle corrispondenze dell’epoca, ben strutturato dall’autore che a tratti si lascia anche andare a commenti e valutazioni sulle caratteristiche personali emotive e relazionali dei partecipanti all’eroica spedizione. Rimane impressa la capacità di Hansen di descrivere i luoghi visitati e l’umanità incontrata, e i diari dei membri della spedizione ci aiutano a capire lo sforzo e l’entusiasmo nel compiere un’impresa che rimane ancora oggi un apporto fondamentale alla scienza e alla conoscenza di luoghi che rimangono remoti. La domanda che fa sfondo a tutte le pagine del libro: perchè si chiama Arabia Felix?  “O forse la felicità è in ogni luogo: il confine del suo paese è quel cerchio perfetto che l’orizzonte traccia intorno a noi e di cui, ovunque ci troviamo, sempre siamo il centro”.

 

Presentazione dell’editore

Il 4 gennaio 1761 una nave lascia il porto di Copenhagen diretta a Costantinopoli: a bordo vi sono i membri della prima grande spedizione scientifica danese. La meta è lo Yemen, la terra che, fin dall’antichità, porta uno di quei nomi «che usiamo dare ai luoghi che conosce solo la nostra nostalgia». «Perché l’Arabia Felice è chiamata felice?», scrive nel diario il giorno della partenza Peter Forskkål, uno dei protagonisti della spedizione. Ed è questa la domanda sottintesa a tutto il libro: esiste il paese della felicità? Ricostruendo sulla base di innumerevoli documenti la storia del «viaggio arabo» voluto da Federico V, e seguendolo tappa per tappa, attraverso Costantinopoli, Alessandria, Il Cairo, il Sinai, il mar Rosso fino allo Yemen e la lunga odissea del rientro in patria, Thorkild Hansen racconta in realtà la storia di ogni esperienza umana: quel viaggio di andata e ritorno di cui parlano i miti, le fiabe, le epopee. Gli scienziati partono, per scoprire e conoscere, ma in realtà proiettano in un luogo lontano la realizzazione dei propri sogni – di sapere, di gloria, di ricchezza – troveranno sofferenze, fatiche, gioie, conquiste, fallimenti, e la morte. Solo uno farà ritorno: Carsten Niebuhr, partito come «il figlio inetto» delle fiabe, convinto di non essere all’altezza del suo compito, ma aperto alle esperienze, capace perfino di rinunciare alla propria identità per fare sua la lezione del deserto: «non avere niente, non essere niente». La felicità non è in nessun luogo: il nome di Arabia Felix è nato da un equivoco. O forse la felicità è in ogni luogo: il confine del suo paese è quel cerchio perfetto che l’orizzonte traccia intorno a noi e di cui, ovunque ci troviamo, sempre siamo il centro.