Racconti di due Americhe

Storie di disuguaglianza in una nazione divisa è il sottotitolo della raccolta curata da John Freeman. I contributi in prosa (la maggioranza), in versi ed anche grafici di diversi autori fungono da frammenti variopinti e incisivi per la tela immaginata da Freeman. Un lavoro moderno per la sua struttura letteraria (non è una semplice raccolta) e per la sua tesi di fondo: pur tenendo ben presente le differenze socio-economiche tra gruppi etnici, il libro non vuole essere una banale dicotomia tra i bianchi-cattivi e le minoranze-buone, e affronta la complessità del tema con delicatezza ed efficacia.

Nessun buon selvaggio latino, nero, asiatico o nativo popola il continente americano, le difficoltà dei cittadini dettate da una società basata sulla ricchezza (e sulla povertà) individuale sono trasversali seppur con evidenti sbilanciamenti a favore dei bianchi. Trovare una casa in affitto, pagare un mutuo per evitare il pignoramento dell’immobile, finanziarsi gli studi in un’università (più o meno) prestigiosa, sono temi universali ma con un grandissimo impatto sociale ed emotivo in America.

Gli autori evitano l’autocommiserazione anche se toccano le corde dell’emotività con narrazioni (anche) autobiografiche, e per questo dall’indubbio valore neorealista.

La nazione risulta sicuramente divisa: le mille luci di Manhattan famigliari al turista europeo appaiono lontanissime dalle tendopoli delle periferie delle metropoli della costa West, le stelle di Hollywood solo uno specchietto per chi vive nei trailer-camp sparsi lungo tutto il territorio statunitense. Il fatto che negli Stati Uniti sia ampiamente diffusa tra la popolazione una povertà a tratti spaventosa viene riportato in maniera chiara, forte e impeccabile.

Freeman coordina autori non canonici per lasciare al lettore un libro che nel suo insieme è un ritratto neorealista del paese a stelle e strisce, e il cui alto valore letterario viene perfettamente reso nella traduzione italiana di Federica Aceto.