George Orwell – Senza un soldo a Parigi e a Londra

Probabilmente l’autore più citato (e meno letto) degli ultimi due anni: il genio visionario capace di immaginare la distopia della società di massa, orde di automi controllati e comandati dal Grande Fratello (un occhio nella TV ieri, uno smartphone oggi?). Il brillante teorizzare della neolingua, di non immediata comprensione per il lettore di 1984 ma dai risvolti pragmatici evidenti finanche nel nostro mondo del 2021 dove il significante “anormale” ormai ha preso il significato di “normale” (e viceversa). Il dissenso non può esistere in quanto nel vocabolario autorizzato dal Ministero della Verità mancano le parole idonee ad esprimerlo. Esiste solo l’Ortodossia, che per Orwell “… vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza son la stessa cosa”.

Di tutto questo NON si parla nel libro d’esordio dello scrittore inglese. “Senza un soldo a Parigi e a Londra” è un romanzo picaresco tra gli scantinati parigini del Quartiere Latino popolati di lavapiatti, scarafaggi e lerciume e i dormitori per senzatetto in una Londra che mantiene qualche goccia di signorilità anche nella miseria, nella povertà, nel freddo e nella pioggia.

Pur dichiarando di non avere obiettivi prettamente sociologici, Orwell si lascia andare a riflessioni alla Orwell: sull’organizzazione piramidale dei lavoratori di un grande albergo di Parigi, sul lavoro apparentemente inutile di quella massa di infelici che sfama e serve ricchi a loro volta (meno) infelici. Una penna leggera quella di Orwell: divertente, a tratti comica, anche quando riporta le sue esperienze di drammatica povertà fatta di digiuni forzati e di puzza di esseri umani cenciosi accatastati in un dormitorio. La promiscuità di anziani malati di bronchiti croniche con giovani alcolisti che raccattano mozziconi dalla strada è un tratto che induce l’autore fabiano a ipotizzare diversi modelli Igienico Sanitari e di organizzazione delle strutture di accoglienza per gli indigenti. La povertà come situazione molto difficilmente ribaltabile, e quindi eterna condanna per chi vi piomba.

A metà tra il diario e la riflessione sociologica, si lascia consumare in poche intense ore di lettura.

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